11 settembre 2016, Rio de Janeiro, 18:32 ora locale. Un gruppo di ragazzi arriva al traguardo dei 1500m maschili con l’intenzione di farsi ricordare molto a lungo. La gara è tra quelle in programma nelle paralimpiadi e riguarda atleti con menomazioni alla vista. Sui giornali si è parlato molto del vincitore, Abdellatif Baka, ma la prestazione per cui è diventato famoso non è l’oro e la condivide con i tre atleti che lo hanno seguito nella classifica: Tamiru Demisse, Henry Kirwa e Fouad Baka. Tutti più veloci del 3:50:00 di Matthew Centrowitz Jr, che in agosto ha vinto l’oro nella stessa gara per i normodotati. Forse questo affollamento sotto il tempo di Centrowitz rende la storia ancora più significativa.

Le classi per le disabilità visive

Il Comitato Paralimpico Internazionale ha definito tre classi di disabilità visive indicate con i numeri 11, 12 e 13 mentre le discipline sono divise in due categorie: T per corsa e salto, F per i lanci. I 1500m maschili si svolgono in due percorsi distinti: la classe T11 da sola, le classi T12 e T13 insieme. Che differenza c’è tra i tre diversi gradi di disabilità? È abbastanza semplice a dirsi:

  1. T11: questi atleti hanno un deficit che va dall’amaurosi (assenza di percezione luminosa) in entrambi gli occhi, a una percezione che non consente di riconoscere la forma di una mano, a qualsiasi distanza o direzione
  2. T12: atleti che hanno un residuo visivo non superiore a 1/30 e/o campo visivo non superiore a 5 gradi
  3. T13: sono gli atleti con il grado di menomazione minore tra quelli ammissibili alle paralimpiadi, avendo un’acuità visiva compresa tra 2/60 e 6/60 o il campo visivo da 5° a 20°, misurando l’occhio migliore e facendo uso della migliore correzione possibile

Si tratta di limiti abbastanza sensibili della vista, che però non hanno impedito a ben quattro atleti di scendere sotto il tempo di Centrowitz. Chi sono questi ragazzi?

Abdellatif Baka, T13, oro con il tempo di 2:48:29

Algerino nato nel 1994, a ventidue anni ha già vinto moltissimo: oro alle paralimpiadi di Londra del 2012 negli 800m T13, oro ai mondiali di Lione del 2013 negli 800m e 1500m classe T13, nel 2015 ha corso ai mondiali di Doha per la classe T12 vincendo due argenti, sempre negli 800m e nei 1500m. Il tempo di 2:48:29 è il suo record personale ma è anche il record paralimpico e mondiale.

Tamiru Demisse, T13, argento con il tempo di 2:48:49

Etiope nato nel 1993, all’arrivo della finale che lo ha portato a vincere un argento che ha annullato distanze e ritardi dai normodotati, ha protestato contro il governo etiope incrociando i polsi. Si tratta di un gesto che aveva già esibito il suo collega della maratona Feyisa Lilesa, anch’egli medaglia d’argento. I problemi che questi atleti denunciano riguardano la democrazia e i rapporti tra le diverse etnie del paese. Nel gesto di Demisse, in quello atletico prima che in quello mediatico, si legge che è tempo di superare i pregiudizi costruiti sulle diversità.

Henry Kirwa, T12, bronzo con il tempo di 2:49:59

Keniota nato nel 1973, a 43 anni è ormai un grande campione del mezzofondo e del fondo paralimpico. Tre ori a Pechino nel 2008: 1500m e 5000m in classe T13 e 10000m in classe T12. Alle paralimpiadi di Rio di quest’anno ha vinto l’oro nei 5000m in classe T13, oltre al fantastico bronzo nei 1500m che ci ha dato l’opportunità di raccontare la sua storia. E di spiegare che la vittoria di un bellissimo oro può essere paragonata a quella di un fantastico bronzo, se quest’ultima batte sul tempo un altro preziosissimo oro, quello del normodotato figlio d’arte Centrowiz.

Fouad Baka, T13, “legno” con il tempo di 2:49:84

Fuori dal podio le storie degli atleti diventano diverse. Per risultare interessanti debbono colpire l’immaginario del lettore con qualche particolare curioso. Insomma non basta che il quarto classificato, la medaglia di legno, abbia corso in un tempo ragguardevole e, come i primi tre, sotto il 3:50:00 dell’oro della categoria normodotati. Per fortuna ci viene in soccorso l’anagrafe algerina: Fouad è nato il 7 maggio 1994, come suo fratello gemello Abdellatif che ha vinto l’oro nella stessa gara. Quindi, com’è facile dimostrare: “diverso” può essere bello esattamente come può esserlo “uguale”. Dipende da che lato guardiamo le cose e, soprattutto, da come le vogliamo vedere.