24 giugno 2016. Questo blog si inaugura, e non a caso, in coincidenza con la notte più breve dell’anno, con la festa che nei riti indoeuropei e celtici esaltava i poteri del fuoco e della luce.
E si inaugura, fortunata circostanza, nel 352° anniversario della nascita di François Pourfour Du Petit.
Un chirurgo e un ricercatore
François Pourfour du Petit dovrebbe essere ricordato per molte ragioni: una sindrome oculare prende il nome da lui, s’interessò delle operazioni agli occhi, fu inventore di strumenti oculistici e pubblicò, come membro dell’Académie royale des sciences, le sue “memorie” sull’occhio umano. Per non dire delle molte ragioni per le quali gli sono debitrici le neuroscienze. Scrisse sul cervello e sul cervelletto, scoprì nuove piante, fu un tipico rappresentante di quella schiera di chirurghi parigini famosi a cui tutta l’Europa nel 18° secolo guardava con ammirazione.
Un pioniere della biometria oculare
Gli oculisti, in particolare, dovrebbero ricordarlo per i suoi studi sulla chirurgia della cataratta e per la metodologia e i risultati del suo lavoro di misurazione di molti dei parametri biometrici dell’occhio umano. Fece uso di sezioni congelate di occhi per esplorarne le dimensioni ed impiegò una tecnica di immersione per evitare l’effetto di rifrazione corneale sull’aspetto dell’iride. I suoi risultati biometrici pionieristici sono stati ampiamente confermati dagli studi moderni, mentre quelli sui cambiamenti del cristallino legati all’età sono particolarmente suggestivi e dimostrano che questi effetti oculari dell’invecchiamento sono cambiati ben poco nel corso degli ultimi 300 anni.
Un cartesiano della scienza medica e dell’oculistica
I suoi lavori lo collocano indiscutibilmente fra i più abili sperimentatori del suo tempo. Capace di dialogare con i più celebri studiosi di anatomia e di fisiologia suoi contemporanei, era consapevole dei limiti anche dei più grandi e sottoponeva a verifica sistematica tutte le loro affermazioni.
Da vero cartesiano, seguiva il consiglio di Decartes di preferire alla lettura acritica dei trattati a stampa, l’osservazione diretta, attraverso la quale formarsi delle idee semplici e fondate.
All’inizio del XVIII secolo questo pioniere dell’oculistica offre una bella lezione di metodologia della ricerca, consapevole che un approccio sistematico, basato sul primato dell’osservazione e dello spirito analitico è utile non solo alla matematica e alla fisica, ma a tutta la conoscenza.