Il glaucoma è una malattia degli occhi molto frequente, che provoca seri danni alla vista senza dare nessun sintomo di allarme.
È per questo che è di vitale importanza che venga “scoperto” in tempo per poter effettuare le terapie più idonee e scongiurare il peggio.
In effetti, se il glaucoma viene diagnosticato nelle prime fasi, le moderne terapie riescono a bloccarlo, consentendo un’ottima conservazione della funzione visiva mentre se la diagnosi è tardiva, non c’è modo di recuperare il danno subito.
La diagnosi precoce è possibile unicamente attraverso delle visite oculistiche di controllo, poiché, appunto, non ci sono sintomi che possano mettere in allarme il paziente e condurlo dal medico, se non quando è troppo tardi.

Definizione

È una malattia dell’occhio che interessa il nervo ottico in conseguenza di un anomalo innalzamento della pressione intraoculare.
Il bulbo oculare si mantiene integro e tonico grazie ad un sistema di autoregolazione che gli assicura una adeguata consistenza. La perdita di questo tono, come per esempio dopo una ferita perforante, comporta “l’afflosciamento” e la perdita dell’integrità del bulbo (tisi bulbare). Se, al contrario, l’occhio riduce la sua capacità di eliminare i liquidi interni, il tono del bulbo si innalza ed esercita una pressione anomala sulle strutture interne. A farne le spese è il nervo ottico, nel quale si raccolgono tutte le fibre nervose che trasportano le informazioni visive dalla retina al cervello.
I danni si accumulano progressivamente e inesorabilmente, per cui le fibre nervose si atrofizzano e il nervo ottico assume un aspetto “escavato”. Il danno visivo non è subito percepito poiché per molto tempo interessa la parte periferica della visione e solo alla fine interferisce con la zona della fissazione.

Classificazione

Esistono due forme di glaucoma:
– il glaucoma acuto, ad angolo chiuso;
– il glaucoma cronico, ad angolo aperto.

Il glaucoma acuto o glaucoma ad angolo chiuso

Questa patologia, molto più rara della forma cronica, interessa generalmente pazienti con occhi dalle dimensioni interne più piccole della media, generalmente ipermetropi, mentre è pressoché sconosciuto negli occhi miopi.
Poiché gli spazi interni sono ristretti si creano, in questi particolari tipi di occhi, delle condizioni che favoriscono la “chiusura d’angolo”. In questi casi si ha un innalzamento molto elevato e rapido della pressione oculare, che può arrivare a valori di 60 – 70 mmHg, con conseguenze drammatiche. In effetti la sua denominazione di glaucoma acuto è dovuta alla sintomatologia, che insorge bruscamente e peggiora progressivamente, provocando occhio rosso, dolente, teso, con malessere generale, nausea e importante annebbiamento visivo.
In presenza di un attacco di glaucoma acuto l’intervento deve essere tempestivo, poiché si può avere la perdita definitiva della visione in 2 – 3 giorni. Si cerca di abbassare la pressione oculare con farmaci ipotonizzanti per via generale (per bocca e per endovenosa), con farmaci topici e attraverso l’apertura di vie di passaggio nell’iride, mediante laser o chirurgia.

Il glaucoma cronico o glaucoma ad angolo aperto

È di gran lunga la forma più frequente ed è quella cui si fa comunemente riferimento quando si parla di glaucoma. Si manifesta per lo più dopo i 40 anni ed è molto diffusa, interessando circa il 2% della popolazione. I pazienti hanno una pressione intraoculare cronicamente un po’ più alta del normale e il danno si sviluppa progressivamente e subdolamente, in assenza di disturbi visivi o di sensazioni spiacevoli. È, quindi, indispensabile sottoporsi a delle visite oculistiche di screening e individuare i fattori di rischio per approfondire l’iter diagnostico. Tra i fattori predisponenti i più importanti sono la miopia, la presenza in famiglia di persone affette da glaucoma, l’ipertensione arteriosa e il diabete. Per fortuna tra i più importanti progressi della moderna scienza oculistica ci sono elementi fondamentali nella diagnosi di questa malattia. L’esame essenziale da eseguire è la misurazione, nel corso di ogni visita oculistica, della pressione oculare. I valori normali sono quelli inferiori ai 20 mmHg; per valori superiori si deve proseguire nell’iter diagnostico. Si è scoperto che lo spessore della cornea influenza l’attendibilità dei valori misurati, per cui è oggi ritenuto indispensabile misurare la pachimetria corneale in ogni caso sospetto. Questa misurazione può essere effettuata con sistemi ottici o ecografici (ultrasuoni). Valori inferiori a 540 micron devono mettere in allarme. L’altro elemento fondamentale nella diagnosi è lo studio del nervo ottico, la vera vittima della malattia. Le più moderne tecniche cercano di individuare la patologia negli stadi più precoci, attraverso metodiche sempre più accurate e sofisticate. La diagnosi si rivolge a due caratteristiche del nervo: le sua capacità funzionali (se è in grado di percepire piccoli stimoli luminosi) e la sua condizione anatomica (se le fibre nervose sono andate perdute). Le capacità funzionali del nervo ottico vengono accertate mediante i moderni sistemi di campimetria computerizzata, nei quali si misura qual è lo stimolo luminoso più basso che l’occhio riesce a percepire, nelle varie posizioni dello sguardo. E’ un esame che richiede l’attiva collaborazione del paziente. La situazione anatomica del nervo e delle fibre nervose che lo compongono viene accertata mediante tecniche di tipo “fotografico”, con le quali si effettuano scansioni tomografiche sfruttando delle sorgenti luminose laser. I risultati sono elaborati ed analizzati in via digitale, in modo da confrontare le caratteristiche del singolo occhio con i dati di riferimento, per evidenziare tutte le deviazioni dalla normalità. Un’altra funzione molto utile è il confronto nel tempo dei dati relativi al nervo, realizzato allo scopo di monitorare con attenzione se ci sono variazioni peggiorative e se la terapia è efficace. Una delle più recenti metodiche sfrutta la precisione dei nuovi modelli di tomografia a coerenza ottica (OCT) per analizzare con precisione lo spessore delle fibre nervose intorno al nervo ottico (RNFL). Questi macchinari, poiché hanno un’elevata risoluzione (5 micron) ed un’ottima riproducibilità, consentono di orientarsi sempre meglio nelle fasi precoci della diagnosi.

Conclusioni

L’unico modo per identificare la presenza di questa malattia silente è quello di sottoporsi, a partire dai 40 anni, a dei regolari controlli specialistici. La moderna medicina consente di approfondire l’indagine diagnostica per ogni caso sospetto per identificare la presenza di malattia o la predisposizione ad essa anche negli stadi più precoci, in modo da poter instaurare tempestivamente una terapia adeguata e non subire nessuna conseguenza negativa sul patrimonio visivo.
Anche sul fronte della terapia, come si vedrà in un successivo articolo, le moderne risorse consentono di avere risultati efficaci senza essere obbligatoriamente legati alla continua distillazione delle gocce.